Storia

Il culto e l’eredità di San Francesco d’Assisi

La storia di San Francesco è quella di una trasformazione straordinaria, di un uomo che ha rinunciato a tutte le ricchezze materiali per dedicarsi a una vita di sequela assoluta. La vita del Santo è un racconto di umiltà, carità e amore per tutte le creature di Dio. È esempio di come un uomo possa cambiare il corso della storia con la sua fede e santità, riuscendo ad attirare nuovi fedeli.

Il culto del Poverello d’Assisi tra luoghi, iconografia e Cammino spirituale

L’eredità del Poverello d’Assisi va oltre la sua vita terrena: il suo culto è prosperato nei secoli successivi alla morte, influenzando profondamente la religione, la cultura e l’arte iconografica.

La sua vita è stata raccolta in episodi e narrata dalle varie biografie dell’epoca che hanno contribuito ad aumentare la sua notorietà come la prima e seconda “Vita”, scritte dal suo discepolo Tommaso da Celano (1190-1260) su richiesta di papa Gregorio IX; i “Fioretti di San Francesco”, opera di un anonimo trecentesco che ha contribuito nel tempo alla diffusione del suo culto e tante altre leggende come quella dei “tre Compagni” e l’”Anonimo perugino”. Di questi testi molti episodi sono entrati nell’iconografia del Santo e sono stati riprodotti dall’arte, come la spoliazione, il bacio al lebbroso, la predica agli uccelli, il roseto in cui si rotolò per sfuggire alla tentazione, il lupo che ammansì a Gubbio e il dono delle Stimmate.

La sua santità lo ha reso protettore di molte città. Sono poi innumerevoli le parrocchie, i conventi, i luoghi pubblici che portano il suo nome a livello mondiale. Oltre ad essere patrono dell’Umbria, il 18 giugno 1939 papa Pio XII lo elesse come “il più italiano dei santi e il più santo degli italiani” e lo proclamò Patrono principale d’Italia.

Per ricordarlo, i fedeli ripercorrono i suoi passi attraverso diversi cammini che il Santo ha percorso durante la sua vita. Tra questi vi è il Cammino di Francesco nella Valle Santa di Rieti, dove è possibile visitare i luoghi degli episodi che hanno caratterizzato la vita del Poverello d’Assisi, attraverso la visita ai quattro santuari francescani: il Santuario di Greccio, il Santuario di Fonte Colombo, il Santuario di Poggio Bustone e il Santuario della Foresta.

C’è poi il Sentiero Francescano della Pace, un percorso attrezzato tra le colline di Assisi e Gubbio, che riproduce fedelmente il viaggio che fece Francesco dalla sua terra natia verso l’ospitalità Eugubina.

Infine, il Cammino Francescano della Marca, l’itinerario che ripercorre i centri attraversati dal fraticello durante i suoi viaggi nelle Marche del sud.

L’eredità di San Francesco: il presepe di Greccio

San Francesco ha offerto al mondo un lascito spirituale di grande importanza. Non a caso le sue parole “il Signore ti dia la pace” sono ancora molto utilizzate, nonostante siano passati secoli dalla sua morte. Nel suo Testamento, invita i suoi frati ad andare in giro per il mondo augurando a tutti la pace, vivendo nel Vangelo e camminando sulla strada del Signore.

Il Santo ha però lasciato anche un’eredità di importanza storica: il presepe di Greccio. Proprio qui, il Poverello d’Assisi dopo esser tornato dalla Palestina decise di allestire quello che diverrà il primo presepe vivente. Mentre si trovava a Fonte Colombo, il fraticello nel 1223 mandò a chiamare Giovanni Velita, il signore di Greccio, e gli disse:

“Se vuoi che celebriamo a Greccio l’imminente festa del Signore, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei fare memoria di quel Bambino che è nato a Betlemme, e in qualche modo intravedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato; come fu adagiato in una mangiatoia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello”. (Vita prima di Celano)

Fu così preparata la rievocazione della notte della nascita del Bambinello. Il primo presepe del Santo però non prevedeva la presenza di San Giuseppe, la Vergine Maria e Gesù Bambino. Il presepe vivente francescano era composto solo dal bue, dall’asinello e dalla culla vuota, emblemi di essenzialità e di sintesi della forma.

Durante la messa di Natale del 1223 la leggenda narra che nella culla vuota del presepio francescano apparve un bambino vero. San Francesco prese teneramente tra le braccia il Gesù Bambino in carne e ossa davanti ai presenti. Questa scena fu poi ripresa da Giotto in uno dei suoi affreschi più famosi.

Da quel Natale, Greccio è divenuta la Betlemme italiana, e ancora oggi è possibile visitare il luogo dove il “Verbo di Dio si è fatto carne”.

Chiunque voglia visitare la Valle Santa Reatina sarà accolto dalle Clarisse in Valle Santa, per un momento di preghiera e raccoglimento e per ripercorrere i passi di Francesco d’Assisi.

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