Storia

Come celebrare San Francesco, Santo Patrono d’Italia

Il 4 ottobre si celebra San Francesco, il fraticello d’Assisi che dopo una gioventù fatta di ricchezza e superficialità, decise di spogliarsi di ogni bene e sposare Madonna Povertà.

Negli ultimi anni della sua vita, il Poverello d’Assisi raggiunse un livello di spiritualità tale da diventare il riflesso vivente di Cristo, sia nell’amore per il Signore sia nella sofferenza, con l’impressione delle stimmate.

Nella giornata dedicata al Santo d’Assisi, la comunità cristiana gli rende omaggio con eventi liturgici e di preghiera e allo stesso tempo con momenti di fraternità e festa civile. La celebrazione riguarda diverse località d’Italia, e in particolar modo Assisi, luogo di nascita e morte di San Francesco.

A festeggiare solennemente sono anche le Clarisse in Valle Santa, poiché proprio la Valle Reatina ha testimoniato il passaggio di Francesco in alcuni momenti significativi della sua vita.

La fine del viaggio: morte, impressione delle stimmate e canonizzazione

Uno degli ultimi eventi significativi che hanno caratterizzato la vita di San Francesco d’Assisi è l’impressione delle stimmate del 17 settembre 1224. Si racconta, infatti, che due anni prima di morire si trovava sul monte della Verna, per trascorrere un periodo di tranquillità e meditazione in attesa della festa dell’Arcangelo Michele.

Un giorno, intorno alla festa dell’esaltazione delle Croce, Francesco meditò la Passione del Signore ed elevò un’intensa preghiera, in cui chiedeva di provare lo stesso dolore che provò Gesù Cristo nell’ora della Passione. La sua invocazione non rimase inascoltata: dopo una notte di preghiera, ricevette sul proprio corpo i segni visibili della Passione di Cristo.

Gli ultimi anni Francesco dovette sopportare nuove sofferenze, per la malattia agli occhi e poi per l’idropisia, che lo videro spostarsi in diverse città in poco tempo. Poi, con l’aggravarsi delle condizioni, i suoi frati lo portarono ad Assisi, nella sua amata Porziuncola.

Qui, la sera del 3 ottobre 1226, Francesco morì recitando il salmo 141. La mattina del 4 ottobre, il corpo fu trasportato con solenne processione alla chiesa di San Giorgio, dove era stato battezzato e dove nel 1208 aveva cominciato la predicazione. Rimase lì fino al 1230, quando fu trasferito definitivamente nella Basilica Inferiore di San Francesco, fatta costruire in suo nome da frate Elia.

A meno di due anni dalla morte, il 16 luglio 1228, papa Gregorio IX lo proclamò santo: ad assistere all’evento, c’erano la madre madonna Pica, il fratello Angelo e altri parenti, nonché il vescovo Guido di Assisi, numerosi cardinali e vescovi e infine una folla di fedeli mai vista prima, a dimostrazione dell’amore che Francesco aveva trasmesso al popolo. La festa che rende omaggio al santo fu fissata il 4 ottobre.

Ad oggi, sono innumerevoli le chiese, le parrocchie, i conventi e i luoghi pubblici che portano il nome del Santo d’Assisi, così come altri santi e beati venuti dopo di lui, che adottarono nella vita religiosa il suo nome. Tra questi, anche il nostro attuale Papa.

Il 18 giugno 1939 Papa Pio XII proclamò San Francesco Patrono principale d’Italia, dopo averlo riconosciuto come “il più italiano dei santi e il più santo degli italiani”.

Il legame tra San Francesco e la Valle Santa Reatina

La città di Rieti si lega indissolubilmente alla storia di San Francesco: proprio nella Valle Reatina, infatti, si sono verificati alcuni degli eventi più importanti della vita del Poverello d’Assisi.

Questa grande pianura circondata da monti e colline è testimone del primo periodo di apostolato di Francesco, in cui abbracciò i suoi ideali di povertà e umiltà. Ed è per questo motivo che oggi è anche nota come Valle Santa, in quanto ha ospitato il Santo ogni volta che avesse bisogno di pace e tranquillità. Non a caso, la Valle Reatina include alcune tappe fondamentali del Cammino di San Francesco, ossia i quattro santuari francescani che ancora oggi sono meta di pellegrinaggio per numerosi fedeli. Si tratta in particolare dei santuari di Greccio, Fonte Colombo, la Foresta e  Poggio Bustone.

A Greccio, a Natale del 1223 il fraticello d’Assisi volle rappresentare la nascita di Gesù Bambino: nacque così il primo Presepio vivente della cristianità. Nel Santuario di Fonte Colombo, invece, San Francesco scrisse la Regola definitiva del suo Ordine. A Poggio Bustone, luogo del perdono e della misericordia, Francesco ebbe la certezza del perdono di Dio per i peccati della sua vita passata. Il Santuario della Foresta, infine, si ricorda sia per il cosiddetto miracolo dell’uva sia per la possibile stesura del Cantico delle Creature: un testo universale che racchiude in sé il vero spirito francescano.

Per questa ragione e per la storia che lega la spiritualità clariana a quella francescana, le Clarisse in Valle Santa sono felici di accogliere i pellegrini desiderosi di ripercorrere i passi di San Francesco e condividere i suoi valori più cari.

Le nostre ceramiche