L’esperienza umana e spirituale di Chiara e Francesco segna il cammino dei due giovani che hanno vissuto le loro vite protesi in direzione di Cristo. Il Francescanesimo, l’orientamento teologico nato in seno all’ordine francescano, deve la sua declinazione femminile al lavoro della Santa d’Assisi.
Santa Chiara merita di essere celebrata non solo per il legame indissolubile che la legava al Poverello di Assisi, ma anche per la determinazione e per lo spirito di sacrificio che dimostrò quando, ancora giovanissima, decise di lasciare ricchezza e prestigio sociale per ottenere il ‘privilegio della povertà’.
La storia della vita di Chiara d’Assisi trascende le epoche e le contingenze, per giungere sino a noi in maniera limpida e trasparente, come suggerisce l’origine latina del nome della Santa. Punto di riferimento della comunità cristiana, la voce di Chiara attraversa i secoli con l’obiettivo di essere condivisa con noi, con tutti.
Tra le mura sacre della Porziuncola, Chiara abbandona gli abiti mondani e indossa un saio da penitente, le vengono tagliati i capelli e inizia la sua prima esperienza nel monastero benedettino di San Paolo delle Abbadesse a Bastia Umbra.
Successivamente, dopo essere stata raggiunta dalla sorella Agnese e da altre sue compagne a Sant’Angelo in Panzo, si trasferisce poi nei locali annessi alla chiesetta di San Damiano di Assisi, ultima e definitiva sistemazione. Chiamate Sorelle Povere o Damianite o Povere Dame di San Damiano, saranno poi per sempre note come Clarisse.
Nascita di una Santa: la vita di Chiara d’Assisi
Chiara nasce nel 1194 ad Assisi, da Favarone di Offreduccio e Ortolana, esponenti dell’aristocrazia nobiliare locale. La giovane ha dodici anni quando Francesco, suo concittadino, abbraccia la povertà spogliandosi delle ricchezze ereditate dal padre Bernardone.
Mossa dalla medesima ispirazione del Santo umbro, la domenica delle Palme del 1211 o 1212 Chiara fugge dalla casa paterna per raggiungere la chiesa di Santa Maria della Porziuncola, dove la attendono Francesco e il gruppo di primi frati raccolti intorno al Poverello di Assisi.
La Regola di Santa Chiara
La prima comunità di San Damiano seguì alcune semplici istruzioni dettate dallo stesso San Francesco. Solo il 9 agosto del 1253, due giorni prima che la Santa d’Assisi morisse, fu approvata dalla Sede Apostolica la Regola di Santa Chiara, stilata dalla Santa stessa.
Quella di Chiara è la prima Regola redatta da una donna per altre donne. In questo gesto di enorme valenza simbolica si intravede il profilo di una donna moderna per il suo tempo, che ha saputo operare per il bene delle altre consorelle. Si tratta di un testo che identifica le Clarisse unite nella prima persona plurale, noi, segno di comunità e sorellanza devota. Alla base della Regola di Santa Chiara vige l’esperienza dell’umiltà e della povertà, la stessa che per primo ha vissuto il Figlio di Dio.
Le Clarisse oggi: una vita nel segno di Chiara
Tenendo fede al progetto antico messo a punto da Santa Chiara, l’Ordine si rinnova ogni giorno, spinto dalle sfide della modernità e dagli aspetti mutevoli e contraddittori della storia. Le Clarisse, accettando i doveri derivanti dallo sposalizio mistico, sono in rapporto privilegiato con Dio. Per le Sorelle si tratta di un dono ricevuto e da trasmettere.
Le Clarisse conducono un’esistenza semplice all’interno del monastero, dove vivono del lavoro delle proprie mani e delle offerte dei benefattori. Le Suore Clarisse portano in dono la preghiera contemplativa, il calore dell’accoglienza e la condivisione dello spirito cristiano. La complicità femminile clariana, contraddistinta da cooperazione caritatevole e attenzione verso gli ultimi, si esprime sul campo, in concrete opere di misericordia
La vita monastica dell’Ordine di Santa Chiara si svolge dentro e fuori le mura del convento. Dal chiostro, fulcro architettonico ma anche simbolico, teatro della vita operosa delle Sorelle, si propagano le varie ali dell’edificio sacro, diviso tra luoghi di culto e luoghi di lavoro.
Una volta varcate le soglie di un monastero, sperimenterete la gioia immensa che si prova a far parte della grande famiglia clariana e francescana, una comunità accogliente fondata sul dialogo e sulla preghiera.